Carlos Santana, grazie al suo nuovo album, in uscita il prossimo 15 Aprile, potrà far fare a tutti i suoi fans un vero e proprio salto nel passato, tornando nel periodo di Woodstock con la sua vecchia banda
Gli scienziati dicono che la macchina del tempo non esiste eppure, forse, si sbagliano: con la musica, infatti, è possibile viaggiare costantemente con la mente, fino a tornare indietro negli eventi passati. E’ questo quello che è riuscito a fare Carlos Santana con il suo nuovo album, registrato grazie al prezioso aiuto della vecchia band di Woodstock. L’opera sarà disponibile a partire dal prossimo 15 Aprile, con tutti i loro fans pronti a rivivere le emozioni di un tempo ormai passato e che sembrava perso per sempre.
Ecco il perchè
Santana, intervistato a proposito dell’uscita del suo nuovo album, ha spiegato chiaramente il motivo di questo improvviso ritorno al passato, confermando l’esclusione di Marcus Malone dalla band: “Perché il tempo era maturo, tra noi oggi c’è un rapporto diverso, dopo 45 anni apprezzi di più ciò che ognuno porta nel gruppo. I Santana hanno trovato il loro suono nel 1969 ma continuano a cercare il modo più efficace per esprimerlo. “Mi sono messo in contatto con Malone ma ho dovuto constatare che non ha suonato per molto tempo, e quando non ti eserciti tutti i giorni non ce la fai, e non dico soltanto fisicamente. Gregg Rolie ha scritto una canzone per lui The magnificent, uscirà nel prossimo album, abbiamo intenzione di pubblicare una trilogia“.
Ancora droghe?
Proseguendo la propria intervista, Santana ha parlato anche del suo periodo di sperimentazione giovanile, nel quale non sono mancate alcune sostanze proibite come le droghe: “Per me esistono droghe e medicine: per droga io intendo cocaina e eroina, al contrario il peyote e la marijuana non sono droghe, sono medicine. L’uomo costruisce le droghe in laboratorio, madre natura ci offre medicine dalla terra: sono due cose ben diverse. A Woodstock eravamo tutti sotto l’effetto della mescalina, ce l’aveva offerta Jerry Garcia dei Grateful Dead. Sapevamo di dover salire sul palco a tarda sera e così quando Jerry ce la offrì nessuno di noi ci pensò su due volte. Il problema fu che dopo neanche un’ora vennero gli organizzatori e ci dissero che era il nostro turno, dovevamo salire subito sul palco. Mi sentivo come un acrobata sul filo, ricordo che pregai Gesù di farmi restare intonato e sul tempo giusto“.